Tra cinghiali e calette: esplorando il nord della Sardegna

I giorni che seguono il ritorno da un viaggio sono quelli in cui solitamente mi sento più di cattivo umore e dove vengo colta da veri e propri attacchi di nostalgia, in seguito ai quali mi ritrovo a domandarmi continuamente: “Ma perché bisogna sempre fare ritorno alla nostra banale realtà quotidiana?”.

La cosa che mi manca più in assoluto: osservare il sole tramontare sopra Costa Paradiso dal nostro terrazzino
La cosa che mi manca più in assoluto: osservare il sole tramontare dal nostro terrazzino

Questa sensazione di malumore e insoddisfazione si prolunga particolarmente nel caso in cui il luogo appena lasciato sia stato capace di attirarmi a sé come è accaduto questa volta: mi sono totalmente innamorata della Sardegna.

Prima di partire, in realtà, accanto all’eccitazione legata al fatto che le vacanze tanto attese da mesi erano finalmente alle porte, si era insinuato dentro di me un dubbio imprevisto e fastidioso: “Non sarà solamente uno dei tanti posti sopravvalutati perché conosciutissimi da chiunque?”.

Questo pensiero negativo, tuttavia, è svanito non appena, giunti col traghetto ad Olbia, ci siamo indirizzati verso Costa Paradiso, la località dove si trovava la nostra casa. Una parola, a mio parere, descrive al meglio la zona e questa parola è “selvaggia”. Il termine è decisamente il più appropriato dato lo stretto contatto esistente con la natura (piante selvatiche, insetti di ogni genere, gatti randagi, cinghiali che ti attraversano la strada all’improvviso e che passano di fianco alla tua porta d’ingresso), regolato da un rapporto di assoluto rispetto. Anzi, spesso è l’uomo ad apparire in una posizione di svantaggio, circondato in ogni dove da un paesaggio costituito da cespugli, sugheri e rocce dalle forme spesso bizzarre.

Arcobaleni nel verde di Costa Paradiso
Accenni di arcobaleno nel verde di Costa Paradiso

Ovviamente, però, oltre all’entroterra e al calore dei suoi abitanti, ciò che rimane impresso della Sardegna (e a buona ragione) è senza alcun dubbio il suo mare: limpido e bellissimo indipendentemente se il fondale sia fatto di sabbia bianca, sassolini o scogli abitati da ricci, stelle marine e tondeggianti pomodori di mare.

Il mio suggerimento più sincero è quello di cambiare ogni giorno spiaggia in modo da poter vedere il più possibile e, al tempo stesso, di non considerare unicamente le zone più famose abbandonandosi al contrario all’esplorazione: molto spesso basta voltare angolo (perdendosi lungo la gran quantità di sentierini o avventurandosi via mare- come facevamo noi a bordo del gommone acquistato per l’occasione!) per trovarsi di fronte una caletta diversa e, per quanto inizialmente sembri impossibile da credere, possibilmente ancora più spettacolare della precedente.

Esplorando con il gommone i dintorni di Cala Spinosa sotto un cielo tempestoso
Esplorando con il gommone i dintorni di Cala Spinosa sotto un cielo tempestoso

Detto ciò, sperando che la mia esperienza possa tornarvi un minimo utile, vi consiglio di dare assolutamente un’occhiata alla Pelosa (Stintino), a Cala Spinosa (Capo Testa) e a Rena Bianca (Santa Teresa).

La spiaggia più spettacolare di tutte: la Pelosa
La spiaggia più magica di tutte: la Pelosa
Un salto nel blu di Rena Bianca
Un salto nel blu di Rena Bianca

Un po’ deludenti, invece, Vignola, Rena Majori e la Spiaggia del Principe (quest’ultima in Costa Smeralda) forse per l’eccessiva quantità di persone che sporcavano l’acqua e per la presenza di un’alga scura che si depositava sulla riva in grossi accumuli. Se vi resta del tempo, poi, passate da Cala Li Cossi nella Costa Paradiso: più che per l’acqua, è la location il punto forte: molto caratteristica, si arriva alla spiaggia  attraverso una stradina a scalini che costeggia la sponda rocciosa.

Visuale dall'alto di Cala Li Cossi
Visuale dall’alto di Cala Li Cossi

Infine, due calette tra le mie preferite che si sono dimostrate una rivelazione sono state quella di Torrevignola, molto intima nonostante la vicinanza a centri più affollati, e Cala Sarraina– mix perfetto tra accessibilità e tranquillità- dove abbiamo trascorso l’ultima notte ammirando le stelle cadenti e cantando a squarciagola, sentendoci piccolissimi in confronto alla volta celeste.

Godendo della pace di Torrevignola
Godendo della pace di Torrevignola
Le acque caraibiche di Cala Sarraina
Le acque caraibiche di Cala Sarraina

Come penso si sia capito dalle mie parole, questa vacanza si è rivelata più che all’altezza delle aspettative e, nonostante qualche dubbio iniziale, sono felicissima di aver scelto questa destinazione tra moltissime altre anche se la lista di cosa andare a vedere e di quali specialità sarde assaggiare è tutt’altro che esaurita. Spero solo di poter rimettere piede almeno un’altra volta su questa terra (magari nelle località del sud per mettere a confronto le due estremità) anche se sono sicura che non basterebbe neppure una seconda visita per poter scovare tutti i meravigliosi angolini nascosti su quest’isola.

Una raccomandazione finale: se una sera siete casualmente vicini a Santa Teresa non potete non fermarvi a mangiare al ristorante Il grottino: la pizza “Capo Testa” con i frutti di mare è davvero squisita!

Alla prossima!

Francesca

2 pensieri riguardo “Tra cinghiali e calette: esplorando il nord della Sardegna

  1. E’ la zona della Sardegna che conosco meno. So che è meravigliosa, e mi riprometto spesso di andarla a visitare. Le spiagge mi attirano moltissimo, come mi attirano anche i ristoranti…

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