Dopo un giorno di pausa, trascorso totalmente in navigazione, siamo finalmente pronti a sbarcare per scoprire cosa ci riserverà la capitale della Svezia, curiosi soprattutto di verificare se il titolo di Venezia del Nord è effettivamente meritato. Stoccolma è, infatti, composta da 14 isole, unite tra loro da oltre una cinquantina di ponti che permettono di raggiungere ogni sua parte e di collegare le terre bagnate dal Mar Baltico con quelle lambite dal lago Mölaren.

Il tour organizzato prevede una visita al Museo Vasa (uno dei moltissimi presenti in città), dove si può ammirare il galeone- Vasa, per l’appunto- affondato nel 1628 dopo soli 10 minuti dall’inizio del suo primo viaggio in mare (non esiste ancora una spiegazione in grado di mettere d’accordo i vari pareri discordanti esistenti); e il Municipio cittadino, sulla punta orientale dell’isola Kungsholmen e all’esatto opposto rispetto alla località dove si trova il museo.

La prima parte dell’escursione è piuttosto interessante e, soprattutto per i bambini, abbastanza divertente perché permette di immaginarsi quanto scomoda poteva essere la traversata del mare a bordo di un antico veliero ma, nonostante tutto, c’è una cosa che mi preme per tutto il tempo: voglio uscire dall’edificio per respirare la vita al di fuori e incontrare dei veri svedesi.

Ben presto ho la possibilità di farlo quando con il pullman ci trasferiamo al municipio, una costruzione dai tratti romantici molto simili a quelli dei palazzi rinascimentali italiani (si dice che probabilmente il porticato con visuale sullo specchio d’acqua lacustre si sia ispirato proprio a questi ultimi). Al suo interno, la Sala Azzurra dove ogni anno si tiene il banchetto in onore dei premiati Nobel (l’onoreficenza fu istituita proprio dallo svedese Alfred Nobel a partire dal 1901!), di cui la guida ci mostra una particolarità: scendendo dall’ampia scalinata si può notare l’incisione a forma di stella, nel muro sopra una colonna, causa di molte cadute imbarazzanti di personaggi illustri (chissà se è vero!).

Il vero tesoro, però, custodito nel cuore del municipio, è la Sala Dorata, stanza rivestita interamente da infinite tesserine luccicanti a mosaico che raccontano le leggende locali attraverso immagini.

Nonostante la meraviglia provocata da questo luogo, per il resto della giornata mi muovo per la capitale con un’insopportabile sensazione di confusione, in un crescendo di esasperazione costante: non riesco ad avere un’idea precisa di cosa mi trasmetta Stoccolma. Forse ciò è da ricollegare alle sue due anime che convivono e consistono reciprocamente: una più tranquilla e rilassante, l’altra più moderna e caotica si confondono tra loro comportando sbalzi improvvisi relativi all’aspetto della città e un senso di spaesamento nel turista occasionale.
Il lato pacifico e calmo emerge nelle zone più vicine a Gamla Stan – la città vecchia- ma anche in prossimità dei parchi e delle aree verdi che conferiscono un tocco di colore e che vengono molto ricercate dagli abitanti. Nelle ore di libertà, infatti, studenti e lavoratori, spinti dal forte richiamo dell’aria aperta, affollano i giardini anche nelle fredde giornate invernali!

Girando l’angolo, tuttavia, lo scenario cambia completamente assumendo contorni più comuni e globalizzati: è in questo caso che la metropoli mostra il caos che la sta assediando e che la obbliga ad espandersi a poco a poco- ma attenzione: non essendoci più molto spazio per altri edifici, le nuove abitazioni vengono inserite sopra palazzi già esistenti in uno slancio incessante verso l’alto. È sotto questo punto di vista che Stoccolma mi appare come una città satura di persone, di case, di negozi. Per gli amanti dello shopping, però, una buona notizia c’è: essendo la Svezia il paese natale della catena H&M, nel solo centro della capitale sono distribuiti ben 32 negozi con prezzi più economici di quelli che si possono trovare in Italia.

Se volete fare bella figura mentre fate acquisti, sono tre le parole che potrebbero tornarvi utili: Ehj (“ei”: buongiorno), Ehj då (“ei do”: arrivederci), Tack (“tac”: grazie).
Complessivamente quindi questa tappa ha avuto sia aspetti positivi che negativi. Partendo da questi ultimi, due cose che mi è molto dispiaciuto non poter fare sono state il non poter assaggiare una delle specialità del posto, il pane croccante con le aringhe, e il non poter entrare nel famoso Ice Bar, locale totalmente di ghiaccio- mobili e bicchieri compresi- con una temperatura di -5°C (tranquilli, guanti e coperta vi vengono offerti!), dove gustare la vodka della zona. Un consiglio: prenotate con largo anticipo. Tra le cose positive, invece, è da inserire senza ombra di dubbio la visuale, dall’alto della nave, delle isolette nei dintorni della costa (circa 24000) che sotto la luce del tramonto si sono trasformate in uno spettacolo emozionante- mi immaginavo a vivere su uno di quegli isolotti, magari in una casetta in legno laccata di rosso con il mio ragazzo, la nostra barchetta e un bel cagnone (Non si sa mai dalla vita!).


Spero sinceramente, però, di poter tornare in futuro- in autunno quando i parchi vestono di arancio e giallo- per dare una seconda possibilità a Stoccolma: sicuramente a causa del tempo limitato, non sono riuscita a cogliere tutto ciò che il luogo ha da offrire.
Alla prossima,
Francesca
Un pensiero riguardo “Nelle terre del Baltico. Seconda tappa: Stoccolma, la versione svedese della mia amata Venezia”