Siamo ormai giunti praticamente alla fine di un itinerario che ci ha condotti alla scoperta delle città lambite dal Mar Baltico, alla fine di un viaggio che ci ha accompagnati verso realtà prima solo immaginate e che ha il suo culmine nella lontana Russia, permettendoci di vivere un’intera giornata nella caotica e grandiosa San Pietroburgo.
L’emozione per questa ultima destinazione è molto più intensa rispetto a quella delle volte precedenti: forse perché tocchiamo un suolo al di fuori dei confini europei; forse perché, finalmente, posso aggiungere un nuovo timbro al mio passaporto; forse perché, dopo anni passati a sentire parlare di un paese così misterioso e spesso incompreso, non mi sembra ancora reale poterlo vedere veramente con i miei occhi.
Dopo i controlli alla dogana, come da prassi, ci immergiamo nella vita cittadina sotto un cielo luminoso che, tuttavia, muta rapidamente: gli abitanti del luogo, riferendosi alla propria città, parlano di una giovane donna, lunatica e scostante, dall’umore del tutto imprevedibile. (Un ottimo motivo per avere sempre dietro un maglione pesante e un ombrello anche in piena estate!). Tutti i momenti trascorsi a fantasticare come sarebbe stato camminare davvero lungo gli stradoni principali della città- chiamati dai russi prospettive- tuttavia, non mi hanno preparata affatto a ciò che San Pietroburgo è realmente.

La città imperiale appare, infatti, in tutta la sua vastità come una sorta di formicaio gigante, un agglomerato di vita e di caos che riempie le strade, trafficatissime, ma anche i marciapiedi, stracolmi di individui appartenenti ai gruppi culturali più diversi: è un “cocktail” di popoli, distribuiti all’interno di uno spazio non proprio a misura d’uomo. Ciò che colpisce, in particolare, al primo impatto è sicuramente l’imponenza degli edifici, dalle facciate eleganti e dai tratti maestosi, costruiti sull’acqua per volere dello zar Pietro Il Grande a partire dal 18°secolo. È grazie al suo intervento se la metropoli russa può vantare oggi il titolo di “finestra sull’Occidente”, assumendo il ruolo di portale di comunicazione tra due mondi, altrimenti troppo distanti per usanze e costumi.


Il programma della visita è piuttosto impegnativo: partendo dal Fiume Neva, attraversato da molteplici ponti (uno di questi arricchito da quattro statue di grifoni, alle quali sussurrare i propri desideri), ci indirizziamo verso la Cattedrale di Pietro e Paolo, patroni della città, per ammirare le tombe degli zar e delle loro famiglie. Tra le altre, la più famosa è quella che ospita i resti di Anastasia, personaggio attorno al quale si sono diffuse delle vere e proprie leggende che la guida, una donna dai lineamenti nordici decisi, purtroppo smonta senza troppa difficoltà: la Duchessa non è, al contrario di quanto si pensa, la vera figlia di Nicola II, perduta e poi ritrovata, ma una semplice parente che era stata capace di ingannare l’intero popolo sovietico (la verità, però, è venuta a galla solo molto tempo più tardi grazie ai moderni test sul DNA).

La chiesa che attrae fiumane di visitatori, tuttavia, è la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato- così chiamata in ricordo di un violento attentato a danno del sovrano Alessandro II- realizzata secondo lo stile architettonico medievale russo e caratterizzata da tonalità variopinte e cinque cupole ornate da una gran varietà di pietre preziose.


Dopo un pranzo tipico, a base di caviale rosso (altrettanto buono ma meno costoso rispetto a quello nero) e vodka (i russi hanno la strana abitudine di servirla calda!), percorriamo la strada che conduce all’Ermitage- collocato al 3° posto tra i musei più importanti del mondo, subito dopo il Louvre e il National Gallery- costituito da un insieme di edifici, tra i quali il Palazzo d’Inverno, nonché vecchia sede della reggia imperiale. Se già dall’esterno la struttura permette di immaginarsi la grandezza di un tempo, per quanto riguarda l’interno gli immensi saloni dai soffitti decorati e dai lampadari d’oro massiccio rendono l’atmosfera principesca e solenne.


Tutto il lusso e la maestosità dei palazzi più importanti contrastano nettamente, però, con lo squallore e il grigiore dei casermoni popolari delle aree periferiche e dei vicoletti secondari, andando a creare un paesaggio sfarzoso e grottesco al tempo stesso. Lasciandomi alle spalle San Pietroburgo, ora ricoperto di nubi e bagnato da una debole pioggerellina, la tristezza è tanta ma la gratitudine è ancora di più: concludere questa esperienza nella metropoli degli estremi (ricchezza e degrado, decoro e trascuratezza, attaccamento al passato e slancio al futuro) è stato il coronamento perfetto di un viaggio altrettanto memorabile. A presto, fredde terre baltiche!
Alla prossima,
Francesca
😍 grande gioia mia! Sei troppo brava….😢 mi commuovo! 😙