Torno da un’esperienza che mi ha ricaricata. Un’esperienza intensa, stimolante, di quelle che ti scombussolano in positivo. Un’esperienza che è stata confronto, apertura, incontro, ma anche riscoperta.
Sono felice di essermi fidata di quella vocina interiore che continuava a ripetermi sottovoce ‘Provaci, ne varrà la pena’, senza cedere invece alla diffidenza verso la novità e alla titubanza iniziale. Ora ne ho la certezza: non bisogna precludersi nulla, tantomeno qualcosa che può arricchirci e offrirci nuove prospettive.
Ma prima di partire per la tangente, sarà forse meglio cominciare dal principio spiegandovi come mai ho trascorso due settimane immersa nella bellezza dei Colli piacentini: sono finalmente diventata una WWOOFer.
Ma chi è esattamente un WWOOFer?
Un WWOOFer è un volontario, una persona comunissima che sceglie di dedicare parte del proprio tempo a sostegno di un’idea di agricoltura sostenibile, ovvero un’agricoltura a misura d’uomo, biologica e rispettosa dell’ambiente. L’attività di WWOOFing (WWOOF = World Wide Opportunities on Organic Farms) infatti nasce per promuovere uno stile di vita a stretto contatto con la natura e per condividere un modello alternativo di produzione agricola.
In cambio di vitto e alloggio, il WWOOFer mette a disposizione la propria “forza-lavoro” (e -perché no?- anche la propria curiosità) in strutture orientate al biologico e guidate da principi etici ben precisi. Può sembrare una cosa da poco, eppure scegliere di attivarsi in prima persona offrendo gratuitamente parte delle proprie giornate può costituire un aiuto molto prezioso, soprattutto per realtà così piccole, lontane dalle logiche del mero guadagno.
Come diventare un WWOOFer?
Diventare un WWOOFer significa entrare a far parte di una grande, grandissima comunità (di dimensioni mondiali!). Per questo motivo viene richiesta una quota associativa annuale, che offre la possibilità di vivere quante esperienze si desidera nell’arco dell’anno, fermandosi presso una struttura quanto si preferisce, a seconda delle proprie esigenze e di quelle di chi ospita. Ognuno può candidarsi: non esistono vincoli particolari legati all’età, ciò che conta davvero sono la serietà, il desiderio di mettersi in gioco, lo spirito di condivisione e… la voglia di divertirsi!
Dove si può fare WWOOFing?
Sia in Italia, che all’estero. Come anticipavo, la lista delle strutture ospitanti è piuttosto lunga e varia: si può scegliere tutto molto liberamente, la cosa più importante è mantener fede all’impegno preso. Fiducia e scambio reciproco (di manodopera, di opinioni e conoscenze) sono alla base della relazione tra ospiti e volontari.
Per chi ho lavorato io: i Campi di Borla
Per la mia prima esperienza da WWOOFer sono partita da un’azienda agricola italiana, un’azienda che è anche agriturismo e fattoria didattica dal 2004: i Campi di Borla. Basati sulla filosofia di autoproduzione e sull’amore che i due proprietari, Donatella e Gino, mettono giorno dopo giorno nel proprio progetto, i Campi racchiudono alla perfezione quell’idea di incontro e convivialità promosse e sviluppate all’interno di una cornice agreste.
Tutto ai Campi è genuino, semplice, accogliente. In una parola, famigliare.
Durante il periodo estivo, in particolare, l’azienda agricola si trasforma ospitando gruppi di ragazzi (dagli 8 ai 14 anni) che vogliono sperimentare per qualche giorno un riavvicinamento alla campagna attraverso giochi all’aria aperta, esercizi di creatività, passeggiate, falò sotto cieli stellati,… oltre a laboratori di cucina e di falegnameria. Un dolce ritorno alla vita di una volta, in cui il divertimento è assicurato!
Per ulteriori informazioni:
- info@icampidiborla.it;
- WWOOF Italia;
- WWOOF nel Mondo;
A presto,
F.
wow! Non sapevo nulla del WOOFering ! che bella scoperta! Grazie!
Si, Alessia… è un’esperienza molto interessante per chi si candida come volontario, oltre a essere un’opportunità per conoscere realtà nuove 🙂
E poi si può dare una mano a chi serve…