Ebano

 

ebano copertina libro

L’europeo e l’africano hanno un’idea del tempo completamente diversa, lo concepiscono e vi si rapportano in modo opposto. 

Per gli europei, il tempo esiste obbiettivamente, indipendentemente dall’uomo, al di fuori di noi, ed è dotato di proprietà misurabili e lineari. […] L’europeo si sente al servizio del tempo, ne è condizionato, è il suo suddito. Per esistere e funzionare deve osservare le sue ferree e inalterabili leggi, i suoi principi e le sue rigide regole. Deve rispettare date, scadenze, giorni e ore. Si muove solo negli ingranaggi del tempo, senza i quali non può esistere. Ne subisce i rigori, le esigenze e le norme. Tra l’uomo e il tempo esiste un conflitto insolubile che si conclude sempre con la sconfitta dell’uomo: il tempo annienta l’uomo.

Gli africani, invece, intendono il tempo in modo completamente opposto. Per loro si tratta di una categoria molto più flessibile, aperta, elastica, soggettiva. E’ l’uomo che influisce sulla forma, sul corso e sul ritmo del tempo. Il tempo è addirittura qualcosa che l’uomo può creare: infatti l’esistenza del tempo si manifesta attraverso gli eventi, e che un evento abbia luogo oppure no dipende dall’uomo. Se due eserciti non si danno battaglia, la battaglia non avrà luogo (ovvero il tempo non manifesterà la sua presenza, non esisterà).

Il tempo è un risultato del nostro agire e sparisce ogni volta che sospendiamo o non intraprendiamo la nostra azione. E’ una materia sempre pronta a rinascere sotto il nostro influsso ma che, se non le trasmettiamo la nostra energia, cade in uno stato di ibernazione o affonda addirittura nel nulla. 

7 pensieri riguardo “Ebano

  1. Sai, questa cosa l’ho capita molto bene i primi tempi che la mia bimba, del Congo, era con noi. Per lei non esisteva il tempo, il giorno era basata sulla luce e sul buio. Non comprendeva nemmeno i giorni della settimana o i mesi. Oggi ovviamente non è più così ma mi sono sempre chiesta se quell’approccio non fosse più consono alla natura del nostro.

  2. E’così anche nel mondo arabo ricordo in Giordania tanto tempo fa, facenno il viaggio attraverso il Paese con un taxista locale che la mattina ad Amman faceva il giro della città, andava a conprare le banane da un amico, the e caffè e 4 chiacchiere, poi dall’altra parte della città un po’ di datteri dal fratellastro, the caffè e presentazioni, poi di nuovo di là a prendere il formaggio. Si partiva alle 7 e alle 10 eravamo in grado di lasciare la città. I primi giorni avevo i nervi, mi sembrava un grandissimo spreco tutto queato tempo lento, poi mi sono rilassata ed oggi più che i monumenti mi rimane il bagaglio culturale di quelle conversazioni strampalate di quello spaccato di vita unico

  3. Che bella questa riflessione! Non ci avevo mai pensato ma è proprio così e leggendo il tuo post mi affiorano i ricordi di quando, in Africa, mi innervosivo per questa approssimazione negli appuntamenti che io da milanese proprio non potevo tollerare…..

  4. Deve essere una lettura interessantissima! L’ho appena aggiunto alla mia lista di libri da leggere, sperando di poterlo iniziare quanto prima. Le differenze culturali tra il mondo occidentale e il resto del globo, infatti, sono da sempre un tema che mi interessa e affascina moltissimo.

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